giovedì 28 agosto 2014

Con quale spirito abbiamo celebrato la festa per onorare San Ciro?


di Ciro Realmonte
Quale festa abbiamo celebrato per onorare San Ciro? Le magistrali riflessioni in occasione della celebrazione eucaristica vigiliare alla festa di padre Giuseppe Di Salvo, e della domenica di padre Giacomo Ribaudo, nonchè le varie esortazioni di don Leo, ci hanno dato una ulteriore occasione per verificare quale sia il nostro percorso verso un vita modellata a quella di Gesù, attraverso l'insegnamento di San Ciro.
La festa deve sempre ispirare il nostro comportamento quotidiano ai valori cristiani che sono identificabili anche con quelli etici e cioè: rispetto della persona, accoglienza. Scriveva mons. La Spina in "Omaggio a San Ciro" : "La festa (...) questa espressione acquista una particolare pienezza quando il suo sfondo psichico-conscio è costituito dall'esperienza, dalla percezione dell'assoluto e del mondo dell'assoluto. Vorremmo che nella festa di San Ciro la comunità parrocchiale compisse questo passo, facilitata com'è dall'esempio e dalla presenza del santo che ottiene dal Signore favori e grazie." Questo è un cammino che deve essere accolto, vissuto in prima persona nelle ordinarie esperienze quotidiane, solo così potremmo trasformare il "mondo". Che bello vedere piazza Sainte Sigolène stracolma di fedeli che partecipano alla liturgia, che accolgono la Parola, proclamata e commentata. E' suggestivo ed edificante vedere tanti fedeli che con il cero in mano seguono l'urna di San Ciro. Invece, che paradosso assistere al diniego del posto a sedere ad una persona anziana, durante la celebrazione eucaristica di domenica sera! Che tristezza constatare il mentire sull'appartenenza ad una congregazione, con la finalità di assicurarsi un posto tra i primi. Con quale spirito partecipiamo, solo per adempiere a un rito che diventa in questo modo "pagano"? Che dolore vedere il lunedì sera in via Vittorio Veneto un numerosissimo pubblico di battezzati che, dopo aver partecipato ai vari momenti religiosi, messa e processione, ora con molta indifferenza e superficialità incoraggiava con risate ironiche e applausi scanzonatori un "fratello" che si considerava essere un cantante e che si esibiva in improvvisate esibizioni canore. Bravi Rosalba e Pippo che, scandalizzati e irritati per quanto avveniva, si allontanavano indignati! Si celebrava, infatti non l'amorevole accoglienza del fratello; ma purtroppo l'arrogante presunzione di avere il diritto di ridicolizzare "la persona" pur di appagare il desiderio di trovare una risata in una sera di festa in onore a San Ciro! San Ciro che ha vissuto la sua vita alla ricerca del Signore nel servizio ai fratelli. San Ciro che andava incontro al debole e al malato. Come sempre, dividiamo il tempo del sacro dalla vita quotidiana. La celebrazione solenne di domenica sera ha visto coinvolti nel servizio della proclamazione della Parola di Dio fratelli diversamente abili e poi… lunedì sera ridiamo a crepapelle scanzonando un fratello. Mi piace pensare che quel fratello, deriso e burlato, è proprio lui il Signore che celebriamo nelle nostre liturgie. E' proprio lui, il fratello che vive in Tanzania e in Burkina Faso come in ogni angolo del mondo, che è proprio Lui che l'Unitalsi accoglie e ama. E' vero che Marineo si distingue per la solidarietà fraterna, ma purtroppo accade anche questo. Quale festa abbiamo celebrato se i valori semplici come il rispetto dell'altro, della stima, della carità sono così calpestati e derisi in deplorevoli comportamenti di questo genere? Non si gratifica un fratello con false espressioni di apprezzamento e di incoraggiamento a proseguire nelle varie perfomance canore. Che vergogna, quale testimonianza abbiamo dato ai non cattolici? San Ciro, ti chiediamo scusa, se non siamo stati capaci di allargare il nostro cuore al fratello, e come ci ricordava padre Giacomo, di donare il nostro cuore a Gesù per fare nostro il Suo. Allora vorrei ripetere a me stesso e a tutti, quello che padre Giuseppe Di Salvo ci ha consegnato come momento di verifica per questa festa: il 12 ° Capitolo ai Romani e in modo particolare il versetto 10: "amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda". Sarà vera festa quando saremo capaci di abbracciare Gesù in ogni fratello, solo così possiamo celebrare l'Eucaristia, sacramento di Unità e di Amore!